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Preposizioni subordinate - Subordinata soggettiva, oggettiva, dichiarativa, causale, finale e consecutiva

Proposizioni subordinate soggettive

Svolgono il ruolo di soggetto della proposizione reggente (che è la proposizione che ha senso anche da sola, per esempio: “Silvia cucina”, questa è una proposizione reggente).

E' sempre introdotta da forme impersonali, come verbi semplici (se sono formati dalla sola voce verbale, come “parlo, leggevo, partii, dormirò”), verbi costruiti (se sono formati dall'ausiliare essere o avere seguito dal verbo coniugato al participio passato, come “ho parlato, avevo letto, fui partito, avrò dormito” o con il sì passivante (ha sempre un oggetto diretto, ad esempio “la piazza è mangiata a Palermo” con sì passivante diventa “a Palermo si mangia la pizza”. Quindi l'oggetto della frase diventa il soggetto, mentre il soggetto diventa la persona DA CUI è compiuta l'azione)  o locuzioni impersonali (Sono verbi che esprimono necessità, accadimenti, convenienza come bisognare, accadere, occorrere, sembrare, parere, importare).

Questa subordinata può essere:

·        Esplicita, introdotta dalla congiunzione che;

·        implicita: introdotta o meno dalla preposizione di;

Se la reggente non ha soggetto (neanche sottinteso) e contiene un verbo impersonale (transitivo o intransitivo), la subordinata sarà soggettiva.

ESEMPIO: 

"Sembra che il tuo piano funzioni."

Il verbo sembrare è impersonale (cioè non è un’azione svolta da un soggetto). La proposizione reggente non ha soggetto (sembra), quindi la proposizione subordinata introdotta da “che” è una proposizione soggettiva.

Queste preposizioni mettono in risalto uno stato o l'azione stessa.

SPIEGAZIONE VERBI TRANSITIVI E INTRANSITIVI

verbi transitivi sono proprio i verbi la cui azione transita dal verbo al complemento oggetto, che può essere costituito da un oggetto o da una persona.

Per riconoscere i verbi di questo gruppo bisogna rispondere alle domande Chi?/Che cosa? e verificare se l'azione espressa dal verbo coinvolge o meno un complemento oggetto.

EsempioLuca suona la chitarra --> Luca suona che cosa? --> La chitarra

Un'altra tecnica per riconoscere i verbi transitivi è verificare se è possibile trasformare la frase dalla forma attiva alla forma passiva.

EsempioLuca suona la chitarra --> La chitarra è suonata da Luca

I verbi intransitivi non hanno bisogno di un oggetto, perché esprimono un modo di essere del soggetto: l'azione non transita, ma resta sul soggetto stesso. Questo gruppo di verbi non risponde alle domande Chi?/Che cosa? ed è accompagnato da complementi indiretti.

EsempioGiovanni arrossisce --> L'azione si esaurisce nel soggetto.

EsempioGiovanni è emigrato in Francia --> Il complemento risponde alla domanda: Dove?

EsempioGiovanni ha parlato con Luca --> Il complemento risponde alla domanda: Con chi?

 

PREPOSIZIONE SUBORDINATA OGGETTIVA

Ha la stessa funzione del complemento oggetto nella frase. Essa serve da complemento oggetto della proposizione reggente e si utilizza nei seguenti casi:

·        verbi di significato dichiarativo (verbi che servono a “dire” qualcosa, come: “dire, chiedere, rispondere, ordinare, pregare, dichiarare, esclamare”);

·        verbi che indicano percezione (ad esempio “vedere, guardare, scorgere, notare, osservare, mirare, sentire”) o ricordo (ad esempio: “mi ricordo, mi dimentico”);

·        verbi che esprimono opinione, sospetto o dubbio;

·        verbi che indicano volontà, speranza, desiderio o timore.

Se la proposizione reggente ha un soggetto (anche sottinteso) e contiene un verbo transitivo, la subordinata sarà oggettiva.

Frase: "Dico che il tuo piano funzionerà."

Analisi: il verbo dire è transitivo. La reggente ha un soggetto sottinteso (io dico) e la subordinata funge da complemento oggetto (io dico che cosa? Che il tuo piano funzionerà). Si tratta, quindi, di una subordinata oggettiva.

Solitamente risponde alla frase “che cosa?” ed è introdotta da “che”.

ESEMPI:

  • Il professore ha detto che oggi non interrogherà.
  • Ho sentito che andrai a Londra.
  • Credo che tu abbia ragione.
  • Spero di venirti a trovare presto.

SUBORDINATE DICHIARATIVE

Si distingue dalle soggettive e oggettive in quanto dipende da un sostantivo invece che dal verbo della reggente. La subordinata dichiarativa serve a dichiarare, cioè a chiarire e a spiegare, un nome, un pronome o un avverbio contenuto nella reggente.

La subordinata dichiarativa può avere forma esplicita (introdotta da che con verbo all'indicativo , al condizionale o al congiuntivo.) o implicita (è usata solo se il suo soggetto coincide con quello della reggente, è  introdotta dalla preposizione di, con un verbo all'infinito).

Esplicita:

La speranza che la moda italiana si affermasse nel mondo era grande

Implicita:

Hanno paura di essere fraintesi.

nel caso della proposizione subordinata dichiarativa la reggente è già in sé sintatticamente completa. Dipende da un nome o un pronome della reggente e non dal suo predicato

Questo mi rallegra, che tu sia felice. = proposizione subordinata DICHIARATIVA  

Mi rallegra che tu sia felice. = proposizione subordinata SOGGETTIVA  

Ti do il permesso di usare il mio cellulare. = proposizione subordinata DICHIARATIVA  

Ti permetto di usare il mio cellulare. = proposizione subordinata OGGETTIVA

 

Solitamente tra la reggente e la dichiarativa si trovano i due punti. Il trucco è capire che la dichiarativa ha lo scopo di chiarire, spiegare o specificare meglio un elemento della proposizione reggente, completando in questo modo il significato finale.

Le proposizioni subordinate consecutive

esprimono un fatto o una situazione che è la diretta conseguenza di quanto espresso nella principale.

Possono essere di forma esplicita o implicita.

ESEMPIO:

La proposizione reggente è la causa che fa nascere la proposizione consecutiva, che è quindi è l’effetto/conseguenza di quanto accaduto nella reggente.

ESPLICITE

Ho corso talmente tanto che mi è venuto il fiatone

Corri così veloce che chiunque si arrenderebbe

IMPLICITE

Non è tanto furbo da mettere nel sacco anche me –

È troppo piccolo per viaggiare da solo

Di solito, nella reggente che precede una proposizione consecutiva si trova un elemento che la anticipa. Questo può essere:

·       un avverbio: cosìtalmente, tanto

·        un aggettivo: tale, simile

·        una sequenza di un avverbio e un aggettivo: così veloce, tanto furbo

·        una sequenza di due avverbi: così tanto, talmente tanto

·        un altro gruppo di parole: in modo tale, in maniera tale.

 

 

Un trucco è capire che rispondono alla domanda "con quale conseguenza?".

Le proposizioni subordinate causali

Hanno la funzione opposta di quelle consecutive. Indicano la causa o il motivo di quanto è espresso nella proposizione principale (o nella reggente).

Le proposizioni causali possono essere esplicite o implicite.

• Le causali esplicite sono introdotte da congiunzioni come perché, siccome, poiché, giacché, come, che (o ché) o da locuzioni congiuntive come per il fatto che, per il motivo che, dal momento che, dato che, visto che, in quanto (o in quanto che) e di solito vengono espresse all’indicativo

ESEMPIO

Andrò al cinema da solo, dato che tu non vuoi venirci – in questo caso perché andrò al cinema da solo? Perché tu non vuoi venirci!

·        Le causali implicite possono essere costruite con:

per + infinito passato

Ecco in che situazione mi trovo, per essere stato troppo buono

In questo caso “perché” è sostituito da “per”, ma il significo è sempre lo stesso

– il gerundio, presente o passato

Conoscendolo, so che si comporterà bene

Significa che dato il fatto che io lo conosco so che si comporterà bene

– il participio passato

Svegliato da un suono brusco, sobbalzò violentemente.

Come vedi è sempre la spiegazione di ciò che è accaduto nella reggente.

Rispondono alla domanda “perché?” o “Per quale causa?

 

Si differenzia dalla consecutiva per il fatto che la consecutiva è la conseguenza di un azione, mentre la causale è una spiegazione.

SUBORDINATA FINALE

Questa subordinata indica lo scopo, l’obiettivo o il fine dell’azione espressa nella principale: per questo motivo tali subordinate si chiamano FINALI. Sono riconoscibili perché il nesso logico che esprimono ci è molto familiare, infatti molto spesso dichiarano lo scopo delle nostre azioni, magari in forma differenti: al posto del perché, più usato nel linguaggio quotidiano, troviamo altre congiunzioni come affinché, usato soprattutto nella lingua scritta e altri raramente usati come acciocché e onde. Quando la subordinata è introdotta da questa congiunzione il verbo è sempre espresso al modo congiuntivo. Questo permette anche di distinguere le causali e le finali quando sono introdotte dalla stessa congiunzione "perché"; 

ESEMPIO:

Ho dato i soldi a Luca PERCHÉ IO NON POSSO FARE QUELL’ACQUISTO.  

Mise le piante all’aperto PERCHÉ GLI SEMBRAVANO SOFFERENTI.  

In entrambi i casi la presenza della subordinata del modo indicativo (oltre al senso) ci dice che siamo in presenza di una causale.

La proposizione finale può essere di forma:

a) esplicita

con nesso logico: affinché, perché, che, onde,

verbo al modo: congiuntivo presente o imperfetto.

Lo aspetto AFFINCHÉ POSSIAMO ANDARE IN PALESTRA INSIEME.  

Gli telefonerò PERCHÉ VENGA PRESTO DA NOI.  

Mi ha chiamata PERCHÉ LO AIUTASSI.  

L'attore si sforza PERCHÉ IL PERSONAGGIO SIA PIÙ CREDIBILE È PIÙ NATURALE POSSIBILE.  

b) Nella forma implicita, in genere più usata di quella esplicita, perché più rapida e concisa ha:

nesso logico : per, di, a,

verbo di modo: infinito

 Mi sono alzata presto PER PRENDERE IL TRENO DELLE 6, 30.  

Sono andata al supermercato A FARE LA SPESA.  

Fabrizio fa molta ginnastica ALLO SCOPO DI DIMAGRIRE.

Le proposizioni finali possono essere poste sia prima delle proposizioni reggenti, sia dopo. Di solito quelle di forma implicita si trovano prima.

 

rispondono alla domanda “perché?” o “Per quale scopo?” o “Per quale fine?”.

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